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Stomaco e la sua struttura

Stomaco e la sua struttura pharmaceuticalchemistry.altervista.org

Sia macroscopicamente che microscopicamente abbiamo grosse diversità nel passaggio tra segmento di transito e stomaco, territorio in cui avviene la digestione.

Nel segmento di transito la mucosa è caratterizzata da un epitelio stratificato e da una lamina propria molto densa. Nello stomaco abbiamo una vascolarizzazione notevole ed una mucosa con un’epitelio semplice.

Vascolarizzazione:  arteria gastrica sinistra (che deriva dal tronco celiaco), arteria gastrica destra (che deriva dall’epatica propria), arterie gastriche brevi (che derivano dall’arteria lienale), arteria gastroepicloica destra (che deriva dall’arteria gastroduodenale), arteria gastroepicloica sinistra (che deriva dall’arteria lienale).

Appena superato l’imbocco dell’esofago nello stomaco, cambiano le caratteristiche dell’epitelio di rivestimento. L’epitelio esofageo è pavimentoso stratificato, l’epitelio gastrico è cilindrico costituito da una sola fila di cellule assai alte. La mucosa esofagea anche se sollevata in pieghe insieme alla sottomucosa, si presenta liscia, la mucosa gastrica presenta un’aspetto irregolare, caratteristica dell’alternarsi di rilievi detti creste gastriche e depressioni dette fossette gastriche.­­­­­­­­­­­­­

Nello stomaco è possibile distinguere tre territori: il cardia, regione immediatamente seguente all’imbocco dell’esofago nello stomaco, fondo e corpo,   e parte pilorica distinta in un primo tratto slargato (antro pilorico) ed in un secondo tratto canaliforme­­­ (canale pilorico).

Le funzioni digestive dello stomaco dipendono dalla secrezione ghiandolare di una precisa zona dello stomaco costituita da corpo e fondo.

La mucosa cardiale ha principalmente la funzione di facilitare il passaggio del bolo dall’esofago allo stomaco mentre nella parte pilorica hanno inizio quelle modificazioni che preludono a ciò che avverrà nel duodeno. Gli enzimi digestivi gastrici, le pepsine, sono enzimi proteolitici che hanno la proprietà di idrolizzare il legame peptidico all’altezza di alcuni amminoacidi specifici come gli aromatici.

Il loro pH operativo è compreso in un’intervallo tra 1,6 e 3,6. L’azione delle pepsine produce polipeptidi di varia grandezza la cui completa digestione avverrà nel tenue.

Gli enzimi che operano nel duodeno necessitano invece di un pH alcalino (7,5/8).

Di conseguenza, deve verificarsi un fenomeno di neutralizzazione del contenuto che già inizia a livello del piloro. Inoltre a livello delle ghiandole piloriche sono presenti particolari cellule endocrine, le cellule G, che secernono gastrina, un’ormone che agisce localmente (effetto paracrino), stimolando la produzione di acido cloridrico.

L’organo non disteso appare sollevato in pieghe alla cui formazione prende parte anche la sottomucosa. La mucosa gastrica è sollevata in rilievi ravvicinati, detti areole gastriche. La superficie è sollevata in rilievi (creste) che delimitano cavità che si affondano nella mucosa (fossette). La muscularis mucosae rimane al di sotto di una spessa lamina propria in cui è possibile distinguere una porzione superficiale ed una profonda.

Il territorio superficiale è costituito da un’alternarsi di rilievi (creste gastriche) ed infossamenti (fossette gastriche). L’asse delle creste è costituito da tessuto connettivo lasso, con infiltrazioni di linfociti e plasmacellule, non si trova alcuna struttura ghiandolare nella porzione superficiale.

Il territorio profondo si estende sino alla muscularis mucosae, è occupato da ghiandole che si aprono nei fondi delle fossette gastriche.

STRUTTURA

E’ caratterizzato da un’epitelio di rivestimento: qualunque organo esposto costantemente a livelli di pH molto acidi sarebbe danneggiato, la mucosa gastrica invece, benché bagnata da acido cloridrico, e quindi da un’ambiente incompatibile con la vita cellulare, non viene distrutta. Un ruolo fondamentale è svolto dale cellule epiteliali, che rivestono le fossette. Queste cellule sono tutte uguali: presentano un nucleo spostato in posizione basale, ed il citoplasma sopranucleare occupato da un materiale chiaro e schiumoso (muco). Questi elementi devono essere pertanto considerati cellule a muco, secernono il muco il cui punto isoelettrico è prossimo alla neutralità. Una volta secreto, esso si disperde su tutta la superficie mucosa.

Una caratteristica delle cellule a muco dell’epitelio gastrico è la distribuzione intracellulare del muco stesso. Contrariamente a quanto si verifica nella maggior parte delle cellule che producono muco infatti, in queste cellule le gocciole di muco mantengono costante la propria individualità, non mostrando alcuna tendenza a confluire. Si stabilisce in tal modo una netta differenza, dal punto di vista morfologico, ad esempio con le cellule mucipare caliciformi in cui il muco si ammassa, per confluenza delle singole gocciole, in un’unica vasta raccolta sopranucleare (tela).

In queste cellule (mucosa gastrica) le modalità di eliminazione ed elaborazione del secreto differiscono da quelle di altri tipi di cellule a muco: le gocciole di muco vengono continuamente prodotte a livello del Golgi, e continuamente versano il loro contenuto all’esterno, per fusione della loro membrana con la membrana plasmatica (esocitosi), non si ha quindi una fase di accumulo distinta da una fase di espulsione dell’elaborato. Se così fosse, si disperderebbe sì una grande quantità di muco, ma la cellula resterebbe del tutto sguarnita e le occorrerebbe diverso tempo per risintetizzare una quantità di muco sufficiente a rivestirla. In questo modo invece la cellula può presentare una difesa continua dall’ambiente acido. il muco si stratifica in superficie, la stratificazione è permanente, perché la secrezione è costante.

Nelle ghiandole gastriche del corpo e del fondo si trovano cellule che producono cloroioni ed idrogenioni (cellule delomorfe). Nel lume ghiandolare si ha la formazione di acido cloridrico. L’acido cloridrico deve superare il muco ed entrare nell’ambiente gastrico.

Queste stesse cellule producono ioni bicarbonato che, immessi nel sangue, attraverso la rete capillare vengono portati nello strato di muco regolandone il pH (6,7).

L’acido cloridrico non attacca la mucosa, e dalle ghiandole attraversa la mucosa stessa senza intaccarla, per arrivare nel lume gastrico. l’acido cloridrico, quando incontra il muco, lo attraversa in modo particolare: in forma molecolare, molecola per molecola, si crea dei percorsi, sottili canali.

Una volta raggiunto il lume gastrico, l’acido cloridrico a contatto col muco dà luogo a fenomeni di repulsione. La barriera di muco può facilmente essere danneggiata da asprina, associando alcool ad asprina salta completamente la barriera di muco, la mucosa viene danneggiata sino ad avere emorragia.

A livello del cardia, la mucosa presenta la conformazione generale di tutta la mucosa gastrica (creste e fossette). Nei fondi delle fossette si aprono le ghiandole cardiali, tubulari composte.

A livello di corpo e fondo, le ghiandole tubulari semplici, sono dette ghiandole gastriche propriamente dette, ed in esse è possibile distinguere tre porzioni: colletto, corpo e fondo.

A livello del piloro le ghiandole sono tubulari ramificate, e con il loro fondo possono arrivare a prendere rapporti con la muscularis mucosae.

L’architettura della mucosa è diversa nei vari tratti dello stomaco: a livello di corpo e fondo, le creste sono piuttosto basse, mentre a livello del piloro il rapporto tra creste e corpo ghiandolare e quasi di 1:1, quindi le creste sono molto alte (sono dette creste villiformi).

Nelle ghiandole gastriche propriamente dette esistono differenze notevoli tra cellule del colletto, del corpo e del fondo. Nel corpo sono più frequenti le cellule tondeggianti, con nucleo centrale, e fortemente acidofile, sono le cellule delomorfe, responsabili dell’emissione di H+ e Cl- (nel lume ghiandolare), ed HCO3- (al polo basale). Sono acidofile in quanto provviste di numerosi mitocondri, e le proteine mitocondriali hanno un’elevato punto isoelettrico. Le
cellule delomorfe producono anche il fattore intrinseco, che viene immesso nel lume ghiandolare, e si trova quindi successivamente nel lume gastrico.

Il fattore intrinseco è una glicoproteina che rende possibile l’assorbimento della vitamina B12 presente negli elementi a livello dell’intestino tenue.

Gli enterociti possiedono un recettore per legare il fattore intrinseco. La vitamina B12 è necessaria per l’enterocitopoiesi, per cui un difetto nella produzione del fattore intrinseco, quale si osserva nella gastrite atrofica, causa una avitaminosi B12 che si manifesta con le caratteristiche dell’anemia perniciosa.

Le cellule delomorfe diventano più rare verso il fondo, dove si trovano cellule basofile, le cellule adelomorfe, che producono pepsinogeno e renina.

Le ghiandole si aprono nel fondo delle fossette.

In corrispondenza del colletto si trovano le cellule del colletto, che presentano un’aspetto schiumoso e producono muco acido.

Questo muco probabilmente facilita il passaggio di acido cloridrico attraverso il muco neutro.

In corrispondenza di corpo e fondo si trovano le cellule adelomorfe.

Vi sono poi cellule staminali dalle quali derivano, per mitosi, le cellule dell’epitelio di rivestimento della mucosa. Abbiamo una continua produzione di cellule che possono rimpiazzare con differenziamento progressivo le cellule epiteliali andate incontro a morte e sfaldamento.

Se provochiamo quindi danni all’epitelio possiamo rimpiazzare le cellule danneggiate, se il danno interessa la mucosa più profonda nessuna cellula staminale può differenziarsi in delomorfa o adelomorfa, e si va incontro al rischio di ulcera gastrica (dalle cellule staminali derivano anche le cellule dei tubuli ghiandolari).

Nel cardia sono presenti ghiandole tubulari composte, costituite da cellule a muco (muco neutro), rare cellule delomorfe ed endocrine.

Nel piloro le ghiandole sono tubulari ramificate, sono costituite da cellule che producono muco neutro (per neutralizzare il succo gastrico), cellule secernenti gastrina (cellule G), cellule endocrine.

Nel corpo e fondo sono presenti ghiandole tubulari semplici, che sono costituite da cellule del colletto (secrezione di muco acido), da cellule delomorfe (HCl, HCO3-, fattore intrinseco), cellule adelomorfe (pepsinogeno, renina).

Le cellule staminali sono elementi di rimpiazzo per le cellule a muco dell’epitelio di rivestimento. La somministrazione di farmaci antimitotici determina da distruzione selettiva di questi elementi, e preclude la possibilità di rimpiazzo. Le cellule staminali sono localizzate nella zona dei colletti.